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Dopo 31 km dalla partenza, gli iscritti alla Gran Fondo Il Lombardia attaccheranno uno dei mostri sacri del ciclismo mondiale, il Muro di Sormano.

Ma come nasce un mostro sacro, come ha fatto questa piccola strada di montagna a diventare una leggenda?

Sul finire degli anni ’50 Vincenzo Torriani – lo storico patron del Giro d’Italia – era alla ricerca di nuove strade e salite per rendere più selettivo il Giro di Lombardia nel tratto dal Ghisallo a Como.

Caso volle che Torriani fosse amico l’allora sindaco di Sormano, Angelo Testori, che gli segnalò quello che allora era poco più che un sentiero che s’inerpicava nel bosco.

A Torrani piacque e nel 1960 lo inserì nel tracciato del Giro di Lombardia. Nacque così la leggenda del Muro di Sormano.

C’è qui da ricordare – per i pochi che non la conoscano – cos’è questa salita e perché è tanto famosa, e temuta, ed amata.

In freddi numeri il Muro di Sormano è un’ascesa di 1.9 km alla pendenza media del 16%, con punte al 27%. Ventisette.

Nemmeno 2000 metri – per quanto duri siano – possono sembrare pochi, ma questo è uno dei casi in cui la pendenza moltiplica al cubo le distanze, in cui cento metri sembrano un’eternità, in cui in certi tratti si fatica a mettere insieme una pedalata con l’altra.

In cui si cerca un tornante per rifiatare ma di tornanti non ce n’è, solo due curve strette e più ripide dei rettilinei.

Tanto più se affrontata con le bici e i rapporti degli anni ‘60.

Infatti la decisione di Torriani suscitò anche polemiche e discussioni.

Ettore Baldini – uno dei più forti corridori dell’epoca – ebbe a dire: “Non mi posso rendere conto del motivo per cui Torriani abbia voluto scegliere una novità di tal genere. Capisco che il Ghisallo non dava più le garanzie di selezione, ma francamente si  è esagerato nel senso opposto: questa salita è bestiale, semplicemente impossibile da percorrere”.

Eppure quella scelta si rivelò azzeccata come poche per il rilancio del Giro di Lombardia, sia da parte degli appassionati che potevano vedere i loro idoli da vicino, sia dalla maggioranza dei corridori.

Jo de Roo, vincitore del Giro di Lombardia nel 1962, dichiarò: “Il Giro di Lombardia è una corsa fantastica che io ritengo unica al mondo. Il Muro di Sormano resta il suo distintivo inconfondibile. Non esiste salita eguale sulle carte altimetriche del ciclismo di ogni paese e di ogni tempo. In un finale di corsa è una palestra, atta a provare in misura estrema il valore fisico e spirituale di un atleta”.

Dopo quell’anno comunque si decise di non affrontare più questa salita estrema, ma la sua leggenda continuò sottotraccia fino ad essere inserito nuovamente nel percorso del Giro di Lombardia del 2012 (quando, cioè, i rapporti sulle bici erano diventati finalmente più adatti).

Domenica 9 ottobre, i 1500 iscritti alla Gran Fondo Il Lombardia avranno questo privilegio: pedalare su questi due chilometri così ricchi di storia, di fascino, di leggenda.

Due chilometri che da soli bastano per sentirsi degli eroi.